domingo, 27 de fevereiro de 2011

Regras de prudência para o bom filósofo


"Saber usar os instrumentos da filosofia e conhecer aquilo sobre o que se filosofa: são pequenas regras da astúcia, sugerida pelo bom senso, elementar se queremos ver assim, talvez de difícil execução, mas imprescindível para aqueles que querem filosofar bem"

A filosofia é um campo de análise, um tipo de análise que se mostra radical, amplamente profunda e por isso, algo trabalhoso. Disto, resulta a necessidade de se conhecer cada vez mais seus instrumentos, os instrumentos do filosofar, seu uso esotérico e exotérico. Aqui no Brasil temos poucos trabalhos que foca sua atenção na pesquisa sobre o filosofar, sobre a filosofia em si enquanto atividade, sobre sua limitação e campo e de que modo ela se relaciona com as demais áreas. Entretanto, existe na Europa, sobretudo Itália, Espanha, Portugal, uma preocupação em dar a filosofia um caráter prático e isso os leva cada vez mais a buscar evidenciar a importância e necessidade da filosofia, apontando o uso da filosofia nas diversas áreas do conhecimento e no cotidiano desses profissionais, buscando também ressaltar de que modo a filosofia pode contribuir para que, por exemplo, a atividade do médico possa ser mais eficiente, a atividade do advogado, do cientista. Eu compartilho com essa causa e advogo ao favor de que introduzamos um pouco desse pensamento do Brasil. Quão rico seria, além de fazermos interpretações, ou história da filosofia, adequar a filosofia a nossa realidade, ao nosso Brasil. Isto é fazer uma filosofia também para o Brasil, para suas peculiaridades, para refletir os aspectos desse pais e seus problemas. Com isso, para nos incitar, segue o primeiro texto que trata dessa questão. É um trabalho publicado no Blog Italiano FILOSOFIAblog, de autoria de alguns estudantes da Universidade de Pádova. Um blog rico com diversos textos filosóficos que trata de questões novas e de grande interesse para quem almeja ter uma boa prática filosófica.


Regole di prudenza per il buon filosofo

Dall’affermazione sulla molteplicità di filosofie segue un primo corollario sull’identità del filosofo. In generale, chiunque ragionasse sui fondamenti di una disciplina o di un’attività starebbe filosofando, e dunque sarebbe filosofo. Un economista che ragionasse sui fondamenti dell’economia non starebbe facendo economia, ma filosofia dell’economia, e dunque sarebbe filosofo; allo stesso modo, un medico starebbe facendo filosofia della medicina, e perciò sarebbe filosofo. Anche uno scienziato, qualora ragionasse sui concetti fondamentali della sua disciplina (cosa che – la storia della scienza lo insegna – accade in momenti speciali), cesserebbe di fare lo scienziato e diventerebbe filosofo, in particolare filosofo della scienza.

Forse il corollario appare scontato, ma delinea una caratteristica sorprendente della filosofia: chiunque può filosofare, a prescindere dal particolare campo di cui solitamente si occupa e dagli oggetti pertinenti a quel campo. Perciò possono fare filosofia il critico d’arte con un saggio sull’estetica o l’avvocato durante un’arringa, il giornalista sull’editoriale del quotidiano o il drammaturgo nel copione di un’opera teatrale.

Tuttavia, nessuno può filosofare senza apprendere gli strumenti necessari della filosofia. Come il chirurgo e l’idraulico, il falegname e il dentista possiedono, e sanno usare, adeguati strumenti per lavorare, ognuno con una funzione specifica; così il filosofo deve possedere e saper usare la sua “cassetta degli attrezzi”. I quali però non s’impugnano né si maneggiano (almeno in senso letterale) perché sono attrezzi logici: le diverse forme argomentative usate per giustificare le proprie asserzioni, per criticare le altre, per esaminare e chiarire nozioni e concetti.

Potrebbe sembrare allora che il filosofo sia una specie di “tuttologo”, che si muove con disinvoltura tra varie discipline, dalla meccanica quantistica alla teologia, dalla gastronomia all’intelligenza artificiale, permettendosi il lusso di discutere qualsiasi argomento. Bisogna però chiarire almeno due aspetti per fugare questo fraintendimento, che non farebbe onore ai filosofi.

In primo luogo, la filosofia non è un lieve svolazzo del pensiero su questo o su quello; ma è l’esplicitazione di dubbi dove effettivamente servono e la loro risoluzione con risposte argomentate. Ciascuno di noi può mettere in questione (quasi) tutto, ma ribadiamo che la sola questione non basta per filosofare. In secondo luogo, è sempre buona norma conoscere ciò di cui si parla. Pertanto, quando un filosofo riflette su una disciplina, è importante che conosca bene, meglio se molto bene, i principi e gli scopi, i metodi e i modi di operare, nonché i risultati e i problemi di quella disciplina; altrimenti le sue conclusioni rischiano di essere irrilevanti, scorrette o, peggio, fuorvianti.

Saper usare gli strumenti della filosofia e conoscere ciò su cui si filosofa: sono piccole regole d’accortezza suggerite dal buon senso; elementari se vogliamo, forse di difficile attuazione, ma imprescindibili per chi voglia filosofare bene.

Fonte: http://www.filosofiablog.it/filosofia/regole/

0 comentários:

Postar um comentário